E’ fatta. Dopo 40 lunghissime, magiche settimane è nato.
Ti sei recata in ospedale dove si sono presi cura di voi, a volte hai pensato anche troppo, o troppo che sembrava quasi niente, comunque sia andata ora hai il tuo stupendo fagotto tra le braccia, che tra un sonnellino e una poppata osserva il tuo viso innamorato.
Eccoti mamma, tienimi qui che il mondo fa paura…
Tranquillo amore mio, ti porto a casa.
Se diventi madre tutto cambia, e tu lo sapevi, lo avevi intuito prima di rimanere incinta e lo hai compreso ogni giorno fino ad oggi, in modo sempre più profondo.
Non è nato solo tuo figlio, sei rinata tu.
Ti ricordi di quando ti sentivi agitata per il saggio di danza, per l’esame di maturità, per il primo colloquio, ma ora sai che nulla è equiparabile alla sensazione di andare
a casa con lui.
Una sfida potente e magica lunga una vita, alleggerita dall’amore profondo e appesantita dal mito della “Gioia-A-Tutti-I-Costi”
Per quanto tu ti sia informata dalla tua ostetrica o medico rispetto a cosa sarebbe accaduto durante la gravidanza e il parto, non sei riuscita a focalizzarti sul dopo, ed è normale; accidenti c’era da far nascere un bambino qui!
Oltretutto ti dici che questo deve essere il momento più bello della tua vita, che tu lo stessi aspettando da tanto oppure no, un figlio è un grande dono, te lo ricordano sempre tutti.
Eppure non ti aspettavi di sentirti triste, o di sentirti così stanca, non credevi che avresti avuto così tanta paura perché in fondo sei sempre stata la più coraggiosa tra le tue amiche.
Invece ora guardi casa, il tuo compagno, il vostro miracolo, e non sai bene da dove cominciare.
Lui piange, piange sempre, la casa sembra stata attraversata dall’uragano Katrina, il tuo compagno ci prova con molto amore, ma un po’ è al lavoro e un po’ pensa che dovrebbero mettere le istruzioni di montaggio sui pannolini, i parenti e gli amici vengono, toccano, arruffano, abbracciano e squittiscono a qualunque smorfia del pupo e infine tu non sei più tanto sicura che sotto tutti quei liquidi che ancora devi perdere dopo il parto ci sia ancora una donna.
Ti saltano in mente parole dal suono inquietante come impreparata e inadeguata, ma ancora non sai quanto ti stai sbagliando.
Però sei diventata mamma e una specie di psicosi collettiva induce tutti, ma proprio tutti, a sentirsi autorizzati a dispensare consigli e ad intromettersi, mentre tu realizzi che ciò di cui avresti realmente bisogno sarebbero solo persone care, amate, pronte a rimboccarsi le maniche per lasciare a te, alla madre, il piacere di godere del puerperio e delle famose stupende smorfie del pupo.
Sei bombardata da giudizi in merito a come e quanto dovresti tenere tuo figlio in braccio, a quanto sia troppo magro o troppo paffuto, ti dicono di lasciarlo piangere ogni tanto che non ha mai fatto male a nessuno, e tu vorresti chiedere di quantificare questo “ogni tanto”, che di informazioni approssimative ne hai già fin troppe nella tua testa. Se lo allatti al seno cominciano a parlarti dell’artificiale, e se non usi il ciuccio allora sei matta vedrai-che-cambierai-idea.
E magari lui, intanto, ricomincia a piangere.
Ti chiedono quanti punti hai avuto, quante ore di travaglio hai affrontato, se ti sei fatta fare l’epidurale, ma nessuno si pone il problema del se e quando è stata l’ultima volta che hai fatto una doccia o un pasto decente.
Quando diventi madre invece la comunità sarebbe fondamentale.
Sebbene mai come in questi ultimi dieci anni si sia parlato di comunicazione, di scambi, di interattività, allo stesso modo non è possibile non parlare anche di solitudine.
Un isolamento sofferto e subito, eppure allo stesso tempo ricercato.
Dal punto di vista antropologico le donne sono state le prime ad aver capito che da sole non ci si riesce, che sia necessario mettersi insieme, e lo hanno fatto per un benessere collettivo, condiviso; ma le famiglie di oggi si sono evolute e lo stesso concetto di famiglia è stato rivisitato. Non c’è niente di male, i tempi cambiano e portano con sé il buono e il cattivo della propria epoca, ma la mancanza di spirito di sacrificio, altruismo ed empatia è visibile ora come non mai, dimostrandosi in questi meccanismi che lasciano sola la mamma impedendole di ricaricarsi.
Non è questione di bicicletta, che se l’hai voluta adesso pedali, fare un figlio ha un significato sociale. Un nuovo bambino è un nuovo membro di una comunità alla quale lui, come i genitori, appartiene.
Occuparsi di lui significa occuparsi di chi può provvedere alle sue necessità di protezione, affetto ed accudimento. In un certo senso, quando nasce un bambino, abbiamo tutti fatto un figlio.
Non dormire, allattare, provvedere alla crescita di una creatura indifesa e dipendente richiedono il logico sostegno da parte del compagno, ma non solo. Per la tutela stessa del bambino, della madre e della comunità.
Soprattutto nelle prime settimane è ingiusto che una donna debba scegliere inconsciamente se correre dietro alle faccende o scoprire insieme alla sua creatura come diventare una Mamma.
Ecco 10 consigli per te, che ti stai preparando a diventare una perfetta e fallibile madre, da leggere e far leggere:
- Dove non arrivi tu, fai arrivare qualcun altro, e chi viene a casa è pregato di portare con sé cibi genuini e nutrienti per te e il papà
- Se qualcun altro non arriva in tuo soccorso, ciò che è superfluo può aspettare
- Rivedi la lista di cosa è superfluo e cosa no
- Ogni volta che cadi nello sconforto più profondo ricordati che gli ormoni hanno un fortissimo ruolo nei confronti della tua emotività, dai la colpa a loro prima di darla a te, anzi, non dartela proprio
- Dormi quando lui dorme, è fondamentale che tu ti imponga di riposare il più possibile, dal tuo benessere deriva anche quello di tuo figlio
- Se puoi dormi nel lettone con lui, se avrà fame ti basterà girarti su un fianco e porgergli il seno, così potrai continuare a riposare mentre lui succhia
- Cerca di allattare a richiesta, ora ti sembra difficilissimo ma presto lo ringrazierai. Se poi pensi di aver bisogno con l’allattamento, chiama l’ostetrica, è normalissimo chiedere aiuto e non devi essere sola nel capire come saltarci fuori
- Utilizza un supporto come la fascia per tenere vicino al cuore il tuo bambino, le legature sono tantissime, ma non ti serve saperle tutte per cominciare a “portare”. Il babywearing promuove l’attaccamento e il corretto sviluppo del bambino, lui sarà più sereno, piangerà meno e tu avrai le mani libere per una maggiore autonomia
- Cerca compagnia. Virtuale ma anche, e soprattutto, reale! Esistono tante proposte per le neomamme, corsi, lezioni, ma anche semplici appuntamenti sociali con altre mamme . Anche solo incontrarsi per fare colazione fuori con qualcuno che capisce molto bene la tua situazione potrà essere un grande aiuto
- Lascia andare le paranoie a quel paese, ci staranno tanto bene e tu sarai molto più leggera. È normale preoccuparsi, ma spesso per paura capita di cadere nell’eccesso. Ricordati che per qualunque dubbio c’è l’ostetrica o il pediatra, quindi dimenticati google e il rarissimo morbo di cui ti stai convincendo sia affetto tuo figlio
Se invece hai un’amica che è appena diventata mamma ecco alcuni consigli per te:
- Porta voglia di fare e di ascoltare quando andrai a trovarla
- Non fare delle improvvisate, avvisala del tuo arrivo, e se non sei una delle persone più intime chiedi il permesso di andarla a trovare
- Se la vedi in difficoltà fatti avanti con rispetto e offriti di svolgere mansioni domestiche. Non aspettare che sia lei a chiedere aiuto, si sentirà già abbastanza in imbarazzo mostrandoti di non essere la wonder woman che sperava di essere
- Ricordati che difficilmente avrà il tempo e la forza di cucinare, quindi se la vai a trovare porta con te piatti nutrienti e genuini che la mamma o il papà possano semplicemente scaldare, meglio se diverse porzioni da poter conservare o surgelare
- Non prendere in braccio il bambino a tutti i costi, inizialmente non tutte le mamme hanno piacere ad affidare loro figlio a qualcun altro, fosse anche solo per qualche minuto
- Se ha dei figli più grandi offriti come babysitter e portali al cinema o al parco, in modo che lei possa dedicarsi per un po’al nuovo arrivato con tranquillità
- Condividi racconti positivi legati alla maternità
E come diceva quello: “Creare una rete intorno alle mamme è un dovere, invece di pensare a curare, pensiamo a prenderci cura.”
Grazie.
Giulia