Oggi vorrei parlarvi di un tema complesso, chiacchieratissimo: il BDSM.
Sapete cos’è? Probabilmente sì, ma se pensate di conoscerlo grazie alle 50 sfumature sarà il caso di approfondirlo un po’ meglio.
Partiamo dalla sigla, le lettere BDSM si riferiscono a delle macro aree relazionali ed erotiche, più precisamente:
B: Bondage
D: Dominazione, Disciplina
S: Sottomissione, Sadismo
M: Masochismo
Dopo la fortunata pubblicazione della scrittrice Erika Leonard (E.L. James) queste espressioni più trasgressive o estreme (dicesi Kinky) dell’esplorazione sessuale sono diventate territorio di conversazione comune; tra desideri, gelosie e ridarelle da bar. Ma qui mi sento di andare dritta al punto.
Signori e signore, per praticare il BDSM ci vuole struttura, perché le cose non si possono fare così, come si suol dire, “alla carlona”. Se si fanno alla carlona si sta facendo un’altra cosa e nel BDSM, spesso, è una cazzata…
Se desideriamo approcciarci al mondo BDSM bisogna tenere ben presenti due principi (accompagnati ovviamente anche loro dai propri acronimi, portate pazienza):
- SSC (Sano Sicuro e Consensuale) che tradotto significa: Nel pieno della nostra integrità, siamo d’accordo che giochiamo solo se ci divertiamo entrambi e in assenza di rischi concreti.
E la sua evoluzione:
- RACK (Risk-Aware Consensual Kink), ovvero: Le attività sessuali kinky con cui scegliamo di giocare vengono ritenute accettabili a patto che gli eventuali rischi presenti siano accettati consensualmente da tutti i partecipanti.
Una importante e lunga frase che prende in considerazione lo spostamento del limite sulla sicurezza imposto dal SSC, purchè si sia tutti d’accordo.
Oggi, anzi a dire il vero già da qualche anno, da questi due principi cardine del BDSM si è arrivati a maturare quella che per il momento sembra essere la linea guida definitiva, fondata su un’ulteriore sigla: 4 C, ovvero Caring, Communication, Consent, and Caution (cura, comunicazione, consenso e cautela).
Ma perché così tanto timore per la sicurezza quando si parla di BDSM? Perché in un mondo in cui è possibile sperimentare anche giochi come legare, imbavagliare, incappucciare, dilatare, dominare, frustare, umiliare, torturare, sbucazzare (con aghi), tagliare, e altri… un giusto compromesso tra sicurezza ed esplorazione erotica è vitale.
Bisogna essere matti allora per amare le esplorazioni più “estreme”? Assolutamente no! Cioè, qualche matto c’è, ma come in ogni altra faccenda della vita. Nel BDSM la stabilità psicologica delle persone che lo praticano seriamente, essendo anche un requisito fondamentale per l’espressione del consenso, è una condizione necessaria perché questi giochi siano effettivamente erotismo e non violenza sessuale.
Perché è così attraente e interessante allora il mondo BDSM? Perché concederci ai nostri desideri più “scomodi” e imparare a farlo seguendo alcune regole, significa trascendere dal conosciuto, dal “socialmente validato” ed esplorare, anzi giocare, coi propri limiti.
La magia del BDSM non sta nella carnalità dell’atto sessuale “tradizionale” (dicesi vanilla), bensì nell’erotismo che lo accompagna, o lo precede, o lo sostituisce. Ciò che rende vivo, intrigante e potente il BDSM è la totale intimità che costruiamo con noi stess* e con l’altro.
Per addentrarci nei meandri delle nostre fantasie più segrete e profonde serve sviluppare un senso nuovo, dato dall’ascolto sincero della pulsione, distaccata dal giudizio dell’analisi. Bisogna parlare con il/la/i propri* partner e avere un livello di comunicazione così autentico che poche volte nella vita siamo abituati a sperimentare.
Vi do qualche spunto scientifico, che fa sempre bene: Una ricerca dell’ARPES ha dimostrato che gli amanti della sessualità BDSM hanno un grado di empatia sviluppato e che sperimentano bassi livelli di irritabilità nelle proprie relazioni.
Un altro studio (Caratteristiche psicologiche dei praticanti di BDSM, maggio 2013, Journal of sexual medicine), ci dice addirittura che chi pratica BDSM tende a essere più consapevole dei propri bisogni e desideri sessuali rispetto alla popolazione vanilla e che questo potrebbe tradursi in minore frustrazione sessuale e relazionale.
Insomma, affacciarci a panorami più kinky sembra essere un’opzione da considerare, oltretutto siamo davvero sicuri che una sessualità più classica sia sempre sinonimo di soddisfazione e soprattutto di etica?
La domanda è provocatoria, ma effettivamente quanta etica c’è nello “scopare via” frustrazioni represse? Nel sottintendere il consenso? Nel castrarsi in nome di cattolicismi culturali? Nel “non si dice”, ma si fa, magari di nascosto e magari con qualcun altr*?
Come fare però se siamo è dei neofiti? Il mio personale consiglio è di non lasciarsi stregare dal magico mondo del web perché, anche se è sicuramente una utilissima finestra sul mondo kinky, riserva in sé tante eclatanti contraddizioni oltre che pericoli.
Magari possiamo sfruttare internet per trovare il munch più vicino a noi, ovvero un’aperitivo informale in un locale normalissimo, tra persone reali che praticano o che sono interessate a esperienze BDSM e kinky.
Lo scopo principale dei munch infatti è socializzare e aiutare chi si avvicina al BDSM a conoscere altre persone ed essere meglio informati, per questo può essere un ottimo punto di partenza.
Se poi decidiamo che è ora di passare ai fatti, allora bisogna tenere a mente i principi di cui parlavo prima, in più: evitiamo alcol e droghe, scegliamo una parola di sicurezza chiara (che non sia “no” oppure “basta”) con cui interrompere i giochi che oltrepassano il nostro limite, leggiamo una guida come questa, iscriviamoci a un corso, ridiamo insieme degli eventuali pasticci, teniamo a portata di mano un paio di forbici, e ricordiamoci che il/la nostr* partner non è un sex toy inanimato, ma una persona con un corpo e delle emozioni..
Insomma, anche se il gioco si fa duro, lo scopo è soprattutto per divertirsi. Quindi più di tutto godetevela e parlate, parlatene tanto.
P.s. Vi piacerebbe una guida ai locali ed eventi BDSM?
Scrivetemi se già ne conoscete e quali.