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Il potere del riposo

Il corpo vince sulla mente”, me lo ha insegnato il mio professore di sessuologia Willy Pasini nel 2015. Non si è limitato a trasmettercelo come un dogma, ma dall’alto dei suoi 77 anni ha iniziato a saltellare con le braccia in alto stile Rocky Balboa, canterellando “SONO DEPRESSO!!! SONO DEPRESSO!!!”.
Evidente che né lui né io, né il resto della classe, riuscimmo a restare seri.
Effettivamente l’atteggiamento corporeo vittorioso,  vitale, aveva vinto sul processo cognitivo. Pasini non era per niente depresso, rideva come un bimbetto di 7 anni che l’ha appena fatta grossa!
Immagine fenomenale che è rimasta scolpita nella memoria di tutti i presenti.

Malgrado ciò quella frase a me ha ronzato in testa spesso negli ultimi 3 anni, fondamentalmente convinta che fosse un pretestuccio di intrattenimento senza autorevolezza.  Oggi me ne pento e vi spiego perché.
Avendo cominciato l’attività da soli due anni, nella mia grande concentrazione e focalizzazione sull’obiettivo della crescita lavorativa, ho perso di vista i miei limiti.
Così, a cavallo tra ottobre e novembre, ho passato 45 giorni a lavorare sabati e domeniche comprese, almeno per 12/13 ore filate, consumando pasti d’emergenza arrangiati in qualche bar. Al lavoro si è aggiunto un trasloco, con tutta la burocrazia che ne comporta, ma soprattutto lo sforzo fisico: secondo piano senza ascensore, affrontato esclusivamente con gli sforzi miei e di Vincenzo. Nessun operaio, montatore, idraulico, elettricista, falegname o fabbro in aiuto. Niente. Due imbecilli (quando ci vuole ci vuole).
Le mie amiche ridono ancora per un video della nostra Polo piena zeppa di scatoloni che passa il venerdì sera davanti ai clienti del locale più “in” della night life di Reggio Emilia, con un materasso sulle barre porta pacchi, e una pianta che esce dal finestrino.
Risultato del periodo di ritmi sostenuti: faccia grigia, guance svuotate, mal di testa costante, irritabilità e una inconsolabile voglia di piangere.

Al termine di questa epopea abbiamo preso un treno e siamo partiti per un lungo weekend a Napoli.
Avendola già visitata più volte e conoscendola abbastanza bene, ne abbiamo approfittato sostanzialmente per dormire, mangiare, dormire, mangiare e fare l’amore nelle pause tra queste.
Verso le 15 del secondo giorno mi sono ritrovata seduta sugli scogli di Mergellina con una birra in una mano, l’altra affondata nel retro dei jeans del mio compagno e un venticello che mi cullava nel pomeriggio assolato.

In quel momento ho compreso a pieno la lezione di Willy Pasini e ho potuto finalmente integrarla con le mie convinzioni. Ho promesso a me stessa di ricordarmi sempre che la priorità assoluta della mente è garantire l’integrità biologica dell’organismo, “no matter what” direbbero i colleghi anglofoni, e che questa è una verità scientifica, biologica.

Ma che cosa significa?
Che il nostro cervello a dosi eccessive di stress risponde fregandosene di tutte le attività legate all’elaborazione del pensiero, compresi tutti i piani che attuiamo in frazioni di secondo prima di qualsiasi azione.
Durante certe condizioni di stress intenso o prolungato il nostro corpo “spegne” queste aree nel cervello per mantenere attive quelle legate ad attività più “primitive” e alla sopravvivenza.  Meccanismo perfetto quando devi improvvisamente evitare una macchina per non fare un incidente stradale, pessimo quando l’intensità e la durata della fase di stress corrispondono completamente, o quasi, al tuo vissuto quotidiano.

Tutti sappiamo la nostra natura mortale, a scuola ci insegnano i ritmi circadiani, i servizi del telegiornale e il nostro medico ci ripetono periodicamente di bere molta acqua, mangiare sano e dormire 8 ore al giorno.
Alzino le mani coloro che seguono “le regole”.
Alzino le mani le mamme dei neonati, o tutte le mamme in generale. I turnisti, gli autotrasportatori, i pendolari, i liberi professionisti, tutti gli operai, i lavoratori edili, i camerieri. Alzino la mano quelli che oltre ai loro impegni accudiscono un disabile, o dei genitori anziani.
Quanto potrebbe diventare lunga la lista di chi abusa della propria resistenza e dei suoi limiti?
Ora vi spavento un po’. Pare che quanto più il cervello sperimenti tali condizioni di stress cronico, tanto più la corteccia prefrontale (quella deputata appunto alle attività di “pensiero”) arrivi a rallentarsi definitivamente, compromettendo quindi la salute del cervello e del corpo, ma non solo. Lasciando l’interruttore acceso sulle aree deputate all’attacco/fuga le nostre relazioni vengono inevitabilmente intaccate, a volte anche con gravi rotture.

Per fortuna io, invece, mi son fermata prima e condivido con voi quello che ne ho guadagnato.
Perché sono convinta che spesso sia questo il punto: che le regole di “igiene della salute” ci sembrano troppo empiriche, distanti dalle difficoltà concrete che affrontiamo nel nostro quotidiano, non modellabili sulle nostre esigenze e quindi per questo non attuabili.
Eccola allora una bella lista di aspetti concreti sui quali ho voluto soffermarmi.
Cose che ho notato fin dai primi giorni in cui sono tornata a rispettare i limiti del mio corpo e che hanno cambiato radicalmente la mia percezione di salute.
Comportamenti, non numeri, che sono importanti e comprensibili da tutti:

  1. Il sonno è diventato via via sempre più sereno e ho ricominciato a sognare
  2. In pochi giorni il mio viso è risultato più pieno e la pelle più compatta
  3. Ho molta voglia di fare l’amore, di giocare, di godere (no, non è scontato solo per il lavoro che svolgo)
  4. Riesco ad organizzare meglio il mio tempo
  5. Il rendimento coi miei pazienti è migliorato, ho sbloccato situazioni che prima mi sembravano quasi irrisolvibili, o sono nate nuove intuizioni
  6. Mi sento curiosa, ho voglia di esplorare nuovi argomenti
  7. Sono più disponibile nei confronti degli altri. Sono empaticamente generosa per desiderio e non per abitudine o circostanza e questo mi tiene pulita l’anima
  8. Quando leggo un libro o un articolo le parole hanno immediatamente un senso, prima rileggevo 2 o 3 volte le stesse righe perché non riuscivo a concentrarmi
  9. Provo piacere nell’investire alcuni minuti per piccoli gesti verso me stessa
  10. Sono tornata a cucinare
  11. Non ho più mal di testa
  12. Il mio corpo risponde con agilità e forza
  13. Il mio umore è nettamente migliorato e riesco a trasmettere amore al mio compagno, ai miei amici, alla mia famiglia, alla mia vicina di casa

Questi sono gli aspetti che a mio avviso rappresentano il vero valore che possiamo portarci a casa quando invertiamo la rotta, quando iniziamo a rispettarci invece che continuare a massacrarci.
P.S. ogni momento vissuto, respirato, dimenticato, sofferto, amato non torna indietro. Non si recupera. Abbiatene cura.

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